Lanciando il concetto di as a service, BB Tech Group sottolinea come si riesca a fornire le giuste soluzioni al rivenditore. Giampaolo Bombo, amministratore delegato dell’azienda e le testimonianze di AFA Systems, Rosenberger, Kaspersky, Atalanta durante il Business day per rivenditori e aziende
Cambiano le esigenze IT delle aziende e cambiano i modi per fruire di tecnologia. Se da un lato i rivenditori IT devono anticipare la domanda e procurarsi le soluzioni per i loro clienti, dall’altro i distributori come stanno rispondendo? E’ possibile pensare a un nuovo modello di distributore IT? BB Tech Group ha provato a dare una risposta: il 14 novembre 2019 ha convocato al Centro Congressi di Bergamo rivenditori, clienti, prospect, in una sorta di Business day, annunciando il modello “as a service”. «Le soluzioni di cui necessitano i rivenditori devono garantire qualità, sicurezza, flessibilità, velocità ed economicità. Per questo – afferma Giampaolo Bombo, amministratore delegato di BB Tech Group – il modello di business del distributore deve essere coerente e orientarsi verso l’obiettivo di “ti fornisco solo quello che ti serve oggi con un occhio a una futura implementazione”. In pratica il concetto dell’as a service».
Le tendenze delle principali società di analisi del mercato parlano dell’as a service: dai device ai servizi, dal software alle infrastrutture, segno che il mercato sta puntando verso quella rivoluzione digitale e chiede nuove competenze e offerte. Il cloud, già, sebbene la percezione sia positiva, ci sono differenze a seconda che si parli di grandi aziende, più sciolte, mentre le piccole sono scettiche. Quindi, si chiede Francesco Amorosa, amministratore delegato di AFA Systems, come cogliere l’innovazione della tecnologia, quando l’informatica è ancora considerata un costo? «Innovazione porta complessità – dice Amorosa – va affrontata. Ma cosa spinge alla riluttanza? Mancanza di visibilità, difficoltà nell’offerta, user experience…». Per questo, Amorosa porta in campo le piattaforme MajorNet che permettono di realizzare i servizi del cloud, accompagnati da una user experience e non richiedono al cliente un team IT interno. E il canale? Amorosa sostiene che per mettere d’accordo Pmi e cloud ci voglia «spazio per soluzioni innovative, fornitori che lavorino in semplicità e adottino soluzioni as a service (canone)».
Un concetto quasi “sartoriale” che non passa inosservato in casa Rosenberger OSI. Paolo Parabelli, sales manager Italia, si chiede come sarà il data center del futuro. «In Italia il numero di data center di grandi dimensioni è limitato, dato il contesto fatto da Pmi che hanno un proprio mini data center». Parabelli si sofferma sul concetto di pulizia come fattore di risparmio. «Sembra strano ma la procedura di pulizia di un impianto in fibra non viene eseguita al fine di ridurre i tempi di installazione e quindi riduzione dei costi. In realtà – spiega – l’80% dei problemi su impianti a fibre ottiche è causato dalla mancanza di pulizia». Cosa può spingere al cambiamento? La community, l’aggregazione, la condivisione di idee.
La testimonianza di Romano Zanforlin, direttore marketing e commerciale di Atalanta Bergamasca Calcio, ha dato alcuni spunti di riflessione. Il nuovo stadio, in primis, diventa un luogo di responsabilizzazione. «Sono state tolte le reti che impedivano al pubblico di lanciare oggetti in campo, per i quali una squadra viene multata e sono diminuite le multe» spiega Zanforlin, sottolineando il legame forte con il territorio. Questo ha fatto sì che il “piccolo Club” potesse competere con realtà più importanti e ricche. Insomma, un gioco di squadra che deve servire anche alle aziende IT. Infine non può mancare la sicurezza laddove si parli di cloud. Maura Frusone, head of Smb di Kaspersky, ha dato alcuni utili consigli. «Se consideriamo che nelle Pmi, il 50% delle volte gli incidenti capitano per errore umano, involontario, vi dico: investite di più sulle persone, aumentate i budget dedicati e investite per ripensare i processi di sicurezza IT».