All’insegna della metafora pilota-navigatore, i panelist di WeChangeIT 2019 indicano la strada verso la trasformazione digitale del business
Pilota e navigatore, guida alpina, scalatori in cordata, team virtuali… #WeChangeIT#WeChangeIT 2019 ha scatenato i partecipanti ai panel e il folto pubblico presente in sala nel trovare nuove modalità e nuovi significati nell’eterno gioco di sponda tra informatica e business, in un’epoca in cui il business stesso “vive” nei dispositivi e nelle connessioni digitali e la fase della banale automazione di processi di tradizione a volte secolare appare del tutto superata.
La nuova edizione dell’evento che il magazine Data Manager ha lanciato 4 anni fa per celebrare il quarantesimo anniversario, è ormai un punto di riferimento affermato nella comunità dei CIO, figura a sua volta imprescindibile nella filosofia della rivista e delle sue pagine online: sempre più pensate per raccontare la tecnologia al punto di incrocio con chi la pianifica, la implementa e la utilizza nella complessa realtà delle imprese.
Ancora una volta, la giornata ruota intorno a due tavole rotonde, dedicate all’innovazione e alle ricette più giuste per impartire alla trasformazione la giusta velocità, e alla governance della trasformazione in atto. In mezzo, un sipario d’eccezione con la presenza dell’equipaggio rallystico composto da Paolo Andreucci, undici volte campione italiano, e dalla sua navigatrice e compagna di vita Anna Andreussi, pronti ad accettare l’inedita sfida di una testimonianza davanti a un pubblico diverso dal solito ma non meno partecipe e appassionato.
I due campioni sono stati bravi nel loro ruolo di metafora vivente dell’efficacia di un abbinamento – pilota e co-pilota – che molti vorrebbero oggi applicare a una nuova forma di collaborazione, più paritaria e sinergica, tra i decisori aziendali e le figure, oggi diversificate e tra loro complementari, dei responsabili delle tecnologie. Laddove in passato gli addetti alle infrastrutture IT sembravano piuttosto immersi in una cultura che li vedeva sovente subalterni o semplici esecutori dei desideri di un business che non si vergognava a considerare gli strumenti informatici come un male necessario.
Primo panel : come accelerare l’innovazione
Al primo panel – “Come accelerare l’innovazione. Dati, architetture, processi, tecnologie e soluzioni” – hanno partecipato: Giovanni Gerardi, Head of Business Intelligence & Advanced Analytics di Cattolica Assicurazioni; Gabriele Obino, country manager di Denodo Italia; Gianluca Nardone, Human Resources & Organization Director di Fater; Giuseppe Argirò, Responsabile Prodotti e Reti Imprese e Corporate – Direzione Innovazione di Intesa Sanpaolo; Maurizio Bonomi, Information Technology Director di A.C. Milan; Massimo Ceresoli, Head of Global Services Southern Europe di Orange Business Services; Stefano Brandinali, Group CIO e Chief Digital Officer di Prysmian Group; Camillo Moratti, Channel e Key Account Manager di Talend; Cristiano Simonetto, Group IT Director & E-commerce Manager di Tecnica Group.
È davvero possibile immaginare un legame diverso, più proficuo tra top management e i chief information officer? Un legame che contribuisca ad accorciare i tempi della trasfromazione, attenuando al contempo il maldipancia di chi in azienda vuole ingranare una marcia in più e i malditesta di chi è chiamato a predisporre e oliare gli ingranaggi del cambio? Da tutti i partecipanti al primo panel emergono diversi fattori che agiscono in tal senso come un collante naturale. Prima tra tutti la centralità del dato digitale, questo materiale grezzo che scaturisce da attività e relazioni d’affari contribuendo, se adeguatamente gestito e rielaborato, a generare nuovo valore, stimolare nuove opportunità, fomentare idee e punti di vista spiazzanti.
Questo vale tanto nella realtà dei mercati finanziari, dove il dato abbonda nativamente, a quelle manifatturiere, che non potendo digitalizzare del tutto i prodotti, come ha ricordato Gianluca Nardone di Fater, l’azienda di beni di consumo fondamentalie come ad esempio i pannolini Pampers, perseguono l’obiettivo della “digitalizzazione della relazione con il cliente”.
Integrare e astrarre uno strato di virtualizzazione dove risiedono tutti i dati potenzialmente necessari al business significa per esempio poter costruire un patrimonio condiviso che riduce il gap tra tecnologia e business. Quest’ultimo avrà un accesso più immediato e esteso alle informazioni utili mentre l’IT può concentrarsi su aspetti come la qualità e l’integrità dei dati in senso più generale, senza invadere lo spazio dei decisori.
Un altro fattore determinante è ovviamente il cloud computing, una sorta di “livella” che secondo Giovanni Gerardi di Cattolica Assicurazioni, «avvicina grandi e piccoli operatori sulle singole idee di business», ma tutti, praticamente senza distinzioni, insistono sulla necessità di non perdere mai di vista l’aspetto dell’umanizzazione, non solo quando si parla di interfacce, ma soprattutto quando si cerca per la tecnologia una messa a terra concreta. Lo ha ricordato per esempio Stefano Brandinali, CIO e Chief digital officer del padrone di casa, Prysmian Group: «nella trasformazione, il miglior alleato dell’IT è proprio l’ufficio risorse umane.»
Uno dei fil rouge nella discussione riguarda il lavoro di squadra, ma molti cercano di superare la semplice dicotomia pilota/navigatore, consentendo di estrarre dall’evento una lezione importante. La prima tavola rotonda si conclude infatti con un giro di battute anche fulminanti sulla validità della metafora. Brandinali di Prysmian contrappone al navigatore il concetto di guida alpina, «capace di guidare una cordata per sentieri convenzionali ma anche di aprire nuove vie» (tema del resto ripreso poi dal campione Andreucci, che esorta le aziende a diventare «apripista per non dover inseguire su strade aperte da altri.»)
Secondo panel : come governare il cambiamento
Al secondo panel – “Come governare il cambiamento, l’impatto dei nuovi paradigmi tecnologici sul business” – hanno partecipato: Gianluca Giovannetti, Direttore Centrale Innovazione e Servizi Business di Amadori; Giancarlo Veltroni, CFO di Nexive e Presidente ANDAF Lombardia; Graziella Dilli, responsabile ICT e CIO ARPA Lombardia; Pierpaolo Crovetti, CIO di Brembo; Andrea Brembilla, Solutions Architect Manager Italy di Commvault; Pietro Amorusi CIO di d’Amico Società di Navigazione; Federico Protto, Amministratore Delegato di Retelit.
Mentre il secondo dibattito si concentra sul governo del cambiamento, una delle conclusioni più condivise riguarda proprio un approccio basato sui team di competenze e sulla contaminazione.
Nel raccontare l’innovazione in Brembo, Pierpaolo Crovetti sottolinea «la crescente intensità con cui si vive la trasformazione dell’IT insieme ai colleghi, il diverso modo di gestire i diversi centri di innovazione tecnologica, che devono essere sempre più federati» e l’importanza dei “team virtuali”, capaci di aggregare su base quasi software defined le competenze necessarie. Anche perché, come ricorda Pietro Amorusi di Damico Shipping, la nostra è «la prima generazione umana che dispone di più tecnologie di quante ne sappia utilizzare.» Più che di “parlare insieme”, abbiamo bisogno secondo Amorusi, di imparare a pensare insieme. «Oggi sono emerse tante visioni dell’IT, forse troppe. Dobbiamo convergere su una definizione comune se vogliamo che business e tecnologia possano dialogare.»
Sono già aperte le iscrizioni all’edizione 2020 del #WeChangeIT Forum di Data Manager a questo link www.wechangeit.it