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CIR food e un’innovativa architettura storage

Expo 2015 ha affidato i servizi di ristorazione a CIR food che, all’interno dell’Esposizione Universale di Milano, gestisce direttamente 20 locali, che rappresentano il 25% dell’intera offerta ristorativa del sito. La cooperativa ha deciso di vincere una sfida molto importante: disporre di un’architettura storage estremamente potente, affidabile e flessibile, che garantisse la disponibilità dell’informazione in modo continuo, immediato e sicuro.

Da sempre, la filosofia aziendale di CIR food poggia su due pilastri: la massima soddisfazione del cliente e la divulgazione e promozione della ristorazione italiana e di una corretta cultura dell’alimentazione.  È presente con cinque nuovi format di servizio (Tracce, Chiccotosto, Viavai, Let’s Toast e Aromatica) pensati attentamente per soddisfare le esigenze di ogni tipo di clientela.

CIR food fa vivere in Expo la sua idea di ristorazione, “Vivere il cibo. Solide radici per nutrire il futuro” sia nei propri punti di ristoro, che nell’organizzazione di tavole pubbliche e in piattaforme comunicative sul web.

Il contesto

L’evoluzione del business e le applicazioni richiedono performance sempre maggiori in termini di capacità e prestazioni dello storage per memorizzare e recuperare i dati in modo rapido ed efficace, oltre a soddisfare ogni esigenza di analisi avanzata e progetti di intelligenza dei dati.

“CIR food ovviamente disponeva già di storage di livello enterprise: inizialmente solo di HP, integrato in seguito con altri sistemi IBM. Si trattava però di soluzioni ormai obsolete, dalle prestazioni non più adeguate all’evolversi del nostro business e anche poco convenienti dal punto di vista dei consumi energetici”, racconta Luca Baccarini, Direttore dei Sistemi informativi dell’azienda, che ancora aggiunge: “Nel momento in cui è stata rinnovata l’infrastruttura tecnologica procedendo alla virtualizzazione dei server, con VMware e Suse come sistema operativo – una scelta sicuramente ‘fuori dagli schemi’ – e al cambiamento di sistema gestionale, passando a SAP, abbiamo deciso di adottare una nuova architettura storage”.

Complessivamente l’obiettivo di CIR food era quello di trovare una soluzione che rispondesse alle loro esigenze in termini di prestazioni, flessibilità, facilità di gestione e convenienza economica.

L’esigenza

Avendo deciso di rinnovare l’infrastruttura storage del proprio data center, CIR food ha avviato un’accurata selezione per vagliare le soluzioni più adatte, come spiega Luca Baccarini:

“Ne sono rimaste in lizza due. Complessivamente l’abbinata NetApp – un big player i cui prodotti si possono scegliere con tranquillità, consapevoli della validità e delle prestazioni ai massimi livelli- e Sedoc Digital Group, un partner con cui lavoriamo molto e abbiamo diverse sinergie, è risultata vincente”.

I volumi di informazioni e dati, già alti e in continuo aumento, richiedevano apparecchiature particolarmente performanti, flessibili sulla crescita e ottimizzate negli spazi. La scelta è caduta sul sistema NetApp FAS3240, una piattaforma midrange creata su misura per questo tipo di esigenze. Questi storage completamente compatibili con tecnologie Flash supportano memorie flash interne, dischi allo stato solido (SSD) e cache server avanzate, permettendo di conseguire performance ottimali e minimizzando al tempo stesso l’investimento totale nella tecnologia flash. In questo modo si riduce significativamente la capacità storage totale richiesta.

La soluzione

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Un’azienda che cresce e si evolve ha necessariamente bisogno di incrementare lo spazio storage disponibile, anche in funzione dei big data, ovvero quella mole di informazioni che arrivano da più canali e che, opportunamente aggregati e analizzati, possono essere molto utili per il proprio business. In particolar modo negli ultimi anni, quando la competizione si è fatta più intensa e ha aperto nuovi scenari di analisi. È il caso di CIR food che nei prodotti NetApp ha trovato una soluzione in grado di rispondere con rapidità e flessibilità alle mutevoli esigenze del mercato, traendo vantaggio al tempo stesso da tecnologie efficienti di storage avanzato.
“Ora disponiamo di un’infrastruttura storage dalle migliori prestazioni e maggiormente economica, nonché certificata per la piena integrazione con tutto il mondo applicativo che abbiamo implementato sia a livello di hypervisor di virtualizzazione, quindi con VMware, sia a livello di ERP con SAP”, spiega Luca Baccarini. “Tra le altre caratteristiche per noi importanti, gli snapshot a caldo e ad alta velocità, che permettono di acquisire una copia del volume di dati in pochi secondi, e la replica avanzata sincrona e asincrona, che protegge da disservizi sia pianificati che non”, continua il manager di CIR food. “A questo si aggiungono il sistema di compressione/deduplica – in pratica se su uno storage convenzionale utilizzo un terabyte di spazio, su uno NetApp posso ottenere fino al 90% di risparmio dello spazio disco – e le PAM (Performance Acceleration Module) da 256 GB ognuna”.

Sono memorie interne allo storage di NetApp e consentono di accelerare le performance, quindi migliorare la velocità di trasferimento dei dati e diminuire la latenza, ovvero il tempo di risposta. Il software NetApp Data ONTAP in cluster, quindi che gestisce centralmente tutti i sistemi di storage collegati fra loro, consente di eliminare i downtime pianificati per aggiornamenti e modifiche al sistema, migliorando i livelli di servizio. Infatti, grazie alla funzione NDO (Non Disruptive Operations), gli upgrade e le manutenzioni avvengono senza interruzioni.

“Abbiamo predisposto le macchine per il Metro Cluster, che ci consente di suddividere lo storage su due siti all’interno della nostra sede, in modo da poter avere un primo livello di disaster recovery. È un’opzione che per il momento non stiamo sfruttando, in quanto abbiamo ancora un unico data center”, afferma Baccarini. “Stiamo valutando la possibilità, visto che NetApp la offre, di adottare un sistema di storage nel cloud e la relativa funzione di disaster recovery. In questo modo potremmo ‘acquistare’ capacità di memorizzazione a un costo molto più basso rispetto all’analoga soluzione fisica, per la quale è necessaria una sala predisposta con relativi consumi di energia, e si devono affrontare problematiche di obsolescenza tecnologica. È una scelta che probabilmente faremo, anche se non nel corso di quest’anno”.

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