Se, da un lato, i cyber criminali sono visti come una potente minaccia, dall’altro sono sempre più numerose le aziende che si avvalgono della loro consulenza per migliorare la propria sicurezza informatica. ESET analizza le diverse tipologie di hacker al giorno d’oggi.
Gli hacker sono indubbiamente tra i protagonisti di questa era digitale: si tratta di esperti abilissimi, in grado di superare le barriere informatiche più rigide e colpire al cuore anche colossi tech del livello di Apple, Google, Microsoft e Sony.
I cyber criminali rappresentano una minaccia che spaventa appunto perché capace di colpire aziende e privati in maniera tanto sottile quanto dannosa: il rischio rappresentato dal furto di dati, foto o informazioni sensibili si può nascondere nella casella e-mail, sugli account social, su siti web cloni di quelli ufficiali, addirittura nelle connessioni wi-fi non protette e negli accessori tecnologici indossabili.
L’FBI ha recentemente posto una taglia di 3 milioni di dollari, la più alta di sempre, su un hacker russo, Evgeniy Bogachev, da anni a capo di un network in grado di rubare milioni di dollari da conti bancari online; il cyber informatico è accusato di diversi reati, tra cui frode bancaria e telematica, cospirazione e riciclaggio di denaro. L’indicazione di una taglia tanto elevata – con tanto di immagine bollata “Wanted” – ben dimostra il peso che questi “pirati” hanno assunto agli occhi non solo delle persone, ma anche di servizi segreti, governi e intelligence: gli hacker possono superare le misure di sicurezza digitale e sovvertire anche gli schemi più rigidi.
Non solo una minaccia, però: quale misura protettiva migliore che avvalersi della consulenza del “pericolo” stesso? La fine capacità di aggirare la protezione dei PC e dei device di privati e aziende, infatti, può rivelarsi anche un asso nella manica per le istituzioni e le aziende che vogliono proteggersi dai possibili attacchi. E così, non sono solo le serie tv americane come House of Cards a vedere gli hacker lavorare a stretto contatto con gli enti governativi o i servizi segreti: il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’intelligence, Marco Minniti, proprio nei giorni scorsi ha sottolineato come sempre più spesso le intelligence internazionali si affidino alla consulenza degli hacker per migliorare i propri sistemi di sicurezza.
Dal “black” al “white”
Quella dell’hacker è una figura dalle mille sfaccettature: come riportato anche dalla relazione del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza (DIS), infatti, si va dal “black” al “white” hat, diverse tipologie di cyber esperti capaci di aggirare anche le barriere di sicurezza informatica più rigide, ma con obiettivi diversi. Si va quindi dal “nero”, che denota i veri cyber-criminali, pronti ad attaccare un sistema con scopi esclusivamente economici, al “grigio”, che rappresenta gli “hacker etici”, coloro che si adoperano per il semplice gusto di mettersi alla prova e analizzare un sistema, fino ad arrivare al colore “bianco”, quello dei pirati informatici che lavorano a stretto contatto con le aziende, le forze dell’ordine o gli enti governativi in qualità di veri e propri consulenti, studiando eventuali falle dei sistemi informatici e lavorando per migliorarle.
Al di là dei tanti tipi di hacker pronti a studiare, attaccare o migliorare i sistemi digitali, è bene utilizzare, insieme al buonsenso, adeguati software di sicurezza: un antivirus che rilevi in maniera proattiva i possibili attacchi provenienti dal web o dalla posta elettronica, così come i tentativi di furto di identità o dati, aiuterà sicuramente a proteggere il PC dalle diverse “sfumature” di hacking dei nostri giorni.