Il “Data Center Availability Report 2014” di Veeam dimostra che le aziende non possono soddisfare le esigenze di continuità di business (Always-On Business) se gli errori nelle applicazioni si verificano più di una volta al mese
Veeam Software annuncia i risultati del Veeam Data Center Availability Report 2014, il suo quarto report annuale su come le aziende riescono a garantire l’accesso ai servizi IT. Nel sondaggio condotto su scala globale, l’82% dei CIO ammette di non essere in grado di soddisfare l’esigenza della propria azienda di avere accesso immediato e continuativo ai servizi IT. Questo gap di disponibilità (availability gap) implica dei costi immediati: gli errori nelle applicazioni costano alle imprese più di $2 milioni l’anno in redditto, produttività, opportunità e in dati irrimediabilmente persi a causa di fallimento nelle operazioni di ripristino.
Questi costi non faranno che aumentare perché l’economia globale richiede sempre più spesso di lavorare con partner, clienti e stakeholder su fusi orari diversi, creando per i data center la pressante necessità di essere always-on, indipendentemente dal luogo fisico in cui si trovano. Poiché le previsioni indicano che i mercati emergenti genereranno il 40% della crescita globale nei prossimi 15 anni[1], mancare le opportunità globali a causa del downtime può produrre danni irreversibili.
“La disponibilità dell’IT è più importante che mai. Ciononostante le aziende in tutto il mondo vengono tradite da un’industria IT che le ha portate a credere di dover accettare il downtime e che l’Always-On Business non sia altro che un sogno”, afferma Ratmir Timashev, CEO di Veeam. “Questo non è accettabile. Le aziende non possono permettersi di perdere milioni di dollari perché l’IT non garantisce loro la continuità di business né possono continuare a giocare con la disponibilità dei dati. La buona notizia è che le cose stanno cambiando. Le aziende non devono più considerare quello che è stato detto loro per anni sulla disponibilità ma devono esigere di più. Se ogni organizzazione lo farà, allora in cinque anni la disponibilità delle applicazioni diventerà un dibattito ridondante perché consumatori e dipendenti in tutto il pianeta accederanno ai dati che vorranno quando vorranno”.
Le aziende non riescono a soddisfare la crescente esigenza di un Business Always-On:
- L’82% dei CIO dice di non riuscire a soddisfare le necessità di business della propria azienda. Più del 90% dei CIO è sotto pressione sia perché deve recuperare i dati più velocemente, riducendo l’impatto finanziario del downtime non pianificato, sia perché deve procedere al backup dei dati più spesso, riducendo il rischio di perdita di dati.
- Tra i motivi per cui i CIO sono sotto pressione ci sono: le interazioni più frequenti e in tempo reale tra clienti, partner, fornitori e dipendenti (lo afferma il 65% degli intervistati); la necessità di accedere ad applicazioni su fusi orari diversi (56% del campione); l’aumentata adozione dei device mobili (56%); il fatto che i dipendenti lavorano al di fuori del normale orario di lavoro (54%); e un maggiore livello di automazione del processo decisionale e delle transazioni (53%).
Il downtime non pianificato è alla base dell’aumento dei costi:
- Il downtime non pianificato delle applicazioni si verifica più di una volta al mese (13 volte l’anno).
- Il downtime non pianificato delle applicazioni costa a un’organizzazione tra $1,4 milioni e $2,3 milioni l’anno in fatturato perso, produttività diminuita e mancate opportunità.
La protezione non è garantita:
- Un ripristino dal backup ogni sei fallisce, il che vuol dire che con 13 incidenti di downtime delle applicazioni all’anno, i dati verranno persi permanentemente almeno due volte. Questi dati persi costano alle aziende un minimo di $682.000 l’anno.
Le aziende stanno rischiando di perdere milioni di dollari di dati
- Le organizzazioni stanno anche rischiando tra $4,4 milioni e $7,9 milioni in dati di applicazioni persi per incidenti di downtime ogni anno.
Le aziende stanno già chiedendo una maggiore disponibilità di dati. Tuttavia, i dipartimenti IT superano di oltre un’ora il recovery time objective (RTO) che le loro aziende richiedono per i dati mission-critical e sono più di 2,5 ore lontani dagli standard dell’always-on fissati dalle moderne soluzioni di disponibilità dei dati. Elemento ancor più preoccupante, le aziende eccedono di 1,5 ore il recovery point objective (RPO) necessario – ovvero, quanto spesso viene fatto il backup dei dati –e registrano un divario di addirittura 4,5 ore dai moderni standard dell’always-on.
“Non occorre ingannarsi, siamo già nell’era dell’Always-On Business,” aggiunge Timashev. “Perciò, per tenere il passo, le aziende hanno bisogno di soluzioni interamente nuove che abilitano la disponibilità dei dati 24/7 in un modo che i prodotti legacy per la protezione e il backup dei dati non potrebbero permettere. Ciò significa recupero garantito e ad alta velocità di ogni file, applicazione o server virtuale quando necessario. Significa sfruttare i dati e gli ambienti di backup per testare l’impiego di nuove applicazioni, mitigando il rischio di errore. Significa completa visibilità, con monitoring e alerting proattivi delle problematiche prima che impattino le operazioni. I CIO lo riconoscono chiaramente: il 78% ha in programma di cambiare il proprio prodotto per la protezione dei dati nei prossimi due anni per ottenere la disponibilità di dati di cui necessitano. Di conseguenza, il gap di disponibilità comincerà a diventare un ricordo del passato”.