I lavoratori italiani del settore IT insoddisfatti dalla formazione offerta dal datore di lavoro
L’Italia é il fanalino di coda nel mondo per quanto riguarda il grado di soddisfazione espressa dai lavoratori per la formazione nel settore it.
I dipendenti del settore dell’Information Technology hanno un ruolo centrale, all’interno delle aziende, non solo per l’importanza strategica della tecnologia, ma anche perché da essi e dalle loro competenze deriva la sicurezza dei dati più sensibili delle organizzazioni.
KELLY SERVICES, con una indagine sulle opinioni di circa 230mila lavoratori di tutto il mondo, cerca di fare chiarezza su alcune delle grandi domande che occupano la mente dei lavoratori dipendenti quando pensano a come gestire vita privata, formazione e lavoro.
Ecco alcuni dei punti salienti della ricerca:
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Il 63% dei lavoratori dichiara di essere intenzionato a cercare lavoro in un’altra azienda entro il prossimo anno, con sia EMEA che APAC vicine alla media globale, rispettivamente col 69% e il 65%. Comunque, ci sono notevoli variazioni tra i vari Paesi coinvolti nell’indagine: si passa dai più di tre quarti in Italia, Portogallo, Australia, India e Francia, al 50% in Germania e Cina.
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Complessivamente, il 60%è più interessato ad acquisire nuove competenze che a raggiungere livelli più alti all’interno dell’organizzazione per la quale lavora (40%). Ma questo dato è fortemente influenzato dal fattore geografico. In EMEA, si bada molto più allo sviluppo delle competenze (62%) che alla carriera (38%).
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Globalmente, il 45% di quanti lavorano nell’IT dichiara di aver avuto discussioni sul tema dello sviluppodi carriera nell’ultimo anno. EMEA ed APAC sono entrambe al di sopra della media globale, rispettivamente col47% e il 54%. (Il dato globale è spinto verso il basso dal 41% delle Americhe).
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Globalmente, il 54% dei lavoratori pensa che le discussioni in merito allo sviluppo della carriera che hanno avuto li abbiano aiutati ad acquisire nuove competenze. Sono decisamente di più i lavoratori dell’APAC (61%) che hanno ottenuto un diretto beneficio in termini di nuove competenze, rispetto a quelli dell’area EMEA (48%).
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Di quel 46% di coloro che, globalmente, hanno avuto tali discussioni col proprio datore di lavoro, meno della metà (45%) concorda nel ritenerle utili in prospettiva di future opportunità di avanzamento.
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Globalmente, nell’Information Technology, solo un terzo dei dipendenti è convinto di avere la possibilità di fare carriera all’interno dell’azienda nella quale sta lavorando.
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Globalmente, il 30% di quanti lavorano nell’IT dichiara che il proprio datore di lavoro dispone di un percorsodi carriera che consenta loro di crescere all’interno dell’azienda. Ad affermarlo sono nettamente di più i lavoratori dell’APAC (40%) rispetto al 23% in EMEA.
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La risorsa più comunemente usata per lo sviluppo delle risorse è la formazione erogata dall’azienda, utilizzata dal 47% degli intervistati a livello globale, ma con percentuali più alte in APAC (54%) che in EMEA (40%). Al secondo posto, la formazione cercata o finanziata direttamente dal lavoratore, utilizzata dal 32% a livello globale, dal 33% in EMEA e dal 32% in APAC. Tra le altre risorse di uso comune, il mentoring (26% a livello globale), i career test (23%) e il career coaching professionale (19%).
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Meno di un terzo dei lavoratori dell’IT in tutto il mondo (29%) è soddisfatto delle risorse per lo sviluppo della carriera messe a disposizione dal proprio datore di lavoro. I lavoratori dell’APAC (32%) sono decisamente più soddisfatti, da questo punto di vista, rispetto a quelli di EMEA (22%).